da Marco Vergani | Apr 15, 2019 | Impatriate workers
Agenzia delle Entrate clarifies how the italian special regime of the impatriate workers is applied. According to a recent interpellation (Ris. 904-107 / 2019), the regime also applies to workers returning to Italy and employed by the same employer after having been posted abroad for at least 24 months as long as it carries out different tasks and the return is the result of a new agreement.
Established by Legislative Decree 147/2015, the regime has undergone a couple of changes before settling – from 2017 – in its current formulation. In practice, the income from employment or self-employment produced in Italy by the worker contributes to the formation of his total income only for 50% of its amount (for the tax period in which the residence is transferred in Italy and for the four later).
The circular 17 / E (part II, par. 3.1) excludes the regime for workers posted abroad as their return, taking place in execution of the clauses of the pre-existing work contract, is in substantial continuity with the former position of workers resident in Italy and therefore does not meet the attractive purpose of the standard. However, resolution 76 / E clarifies that it is always possible to grant the regime in “specific hypotheses in which the return to Italy is not a consequence of the natural expiry of the posting but is determined by other elements functional to the ratio of the facilitating rule. Quoting, for example, the cases in which the posting has been repeatedly extended (so as to determine a relaxation of the links with the Italian territory) or those in which the return is not in continuity with the previous job position carried out in Italy.
The question discussed in the recent resolution concerns the case of a manager, an Italian citizen and an Italian company, who is in the following situation:
- he was seconded to the Singapore subsidiary, to develop the group’s presence in Southeast Asia;
- he has transferred residence abroad and qualifies as a non-resident subject for the 2016-18 tax periods;
- the posting formula was chosen to preserve the contributory position (on the one hand) and obtain the local work permit (on the other);
- the secondment contract, initially scheduled for the end of 2017, was renewed until December 31st 2018 and also provided for the possible relocation to other foreign companies of the group;
- the secondment contract was revoked in writing on 30 July 2018 and from the following 1 September the manager returned to Italy holding a different and more important position than the one he worked abroad.
Agenzia delle Entrate confirm the application of the favorable regime noting that, in the specific case, the requirements set by previous interpretation documents are respected. In fact, the posting was first extended and then interrupted earlier than the natural deadline; furthermore, the worker has shown that he has been assigned to tasks superior to the previous ones.
The clarification comes while the a recent decree (actually subject to a parliament discussion) prefigures an enhancement of the advantages for the workers who will transfer their residence in Italy from 2020. The hypothesis is to increase to 70% the tax reduction, applying the regime also to those who will work “mainly” in Italy and to those who will start here a company from 2020.
da Marco Vergani | Mar 4, 2019 | Assets immateriali
La cessione di asset intangibili (software, brevetti, marchi) prodotti internamente può dar luogo a due diverse modalità di tassazione: ordinaria o agevolata, quest’ultima nel caso in cui si sia optato per l’agevolazione patent box.
Tassazione ordinaria (rateizzata)
Nel primo caso (tassazione ordinaria) se il bene ceduto risulta funzionalmente strumentale all’attività, l’eventuale plusvalore costituirà una plusvalenza, eventualmente rateizzabile ex articolo 86 del Tuir;
se invece il bene è stato prodotto per la successiva rivendita o costituisce l’oggetto dell’attività economica, il corrispettivo ottenuto confluirà fra i ricavi, in applicazione della medesima norma del Testo unico.
Ma qual’è il valore rilevante ai fini fiscali per il calcolo dell’eventuale plusvalenza? Innanzitutto occorre ricordare che secondo una vecchia risoluzione delle Finanze del 10 agosto 1991 (protocollo 9/611) è possibile avvalersi della tassazione rateizzata anche in presenza di un bene immateriale che non sia mai stato contabilizzato o transitato dalla contabilità aziendale. E’ infatti sufficiente che il bene immateriale pur non iscritto in contabilità sia giuridicamente tutelato, determinando così una sorta di iscrizione virtuale dell’intangibile fra gli asset immobilizzabili del possessore. Relativamente alla determinazione del costo fiscale dell’intangibile da raffrontare con il corrispettivo pattuito per la cessione del medesimo bene immateriale, diviene fondamentale individuare l’esercizio dal quale far decorrere l’ammortamento fiscale.
A questo proposito l’Oic 24 dispone che l’ammortamento debba iniziare dal momento in cui l’intangibile sia disponibile e contestualmente pronto per l’uso. Questo tra l’altro significa che la capitalizzazione dei costi di sviluppo avrà luogo fino al momento in cui: in caso di realizzazione interna in economia, il progetto sarà completato; in caso di acquisto, quando l’impresa ne avrà acquisito la titolarità del diritto. A conferma di ciò, nella circolare n. 1 del 2008 della Guardia di finanza si indica come timing per il decorso dell’ammortamento «la data dell’acquisto del diritto, indipendentemente dall’utilizzazione».
Infine, rispetto al valore iniziale del bene immateriale, nessun problema sull’acquisto da terzi dell’intangibile, mentre qualche dubbio si pone sui beni costruiti in economia. Le difficoltà appaiono maggiori per effetto delle modifiche apportate alle modalità di rilevazione e contabilizzazione delle spese di ricerca, che dal 2016 non sono più capitalizzabili. Il legislatore afferma che la valutazione dei beni immateriali ottenuti anche tramite le spese di studio e di ricerca sostenute dall’azienda, deve avvenire logicamente non tenendo conto di quanto già spesato a conto economico.
Resta da precisare – e si rende opportuno un intervento chiarificatore – da quale momento l’azienda debba capitalizzare i costi per addivenire ad uno dei beni contemplati nel richiamato articolo 103 del Tuir. Per l’individuazione del passaggio fra le singoli voci di spesa alla voce «Immobilizzazioni immateriali in corso e/o di sviluppo» e successivamente ai singoli beni immateriali una volta completata la loro realizzazione, è possibile ricorrere all’Oic 24, in base al quale i costi sono capitalizzabili dal momento in cui inizia un progetto e diventa «ragionevolmente certo l’ottenimento della piena titolarità del diritto».
La tassazione agevolata da “patent box”
Nel caso di adesione al regime “patent box” è possibile esentare da tassazione le plusvalenze derivanti dalla cessione dei beni immateriali individuati dalla normativa (principalmente software protetti da copyright;
brevetti industriali; invenzioni biotecnologiche; brevetti; marchi d’impresa; disegni e modelli giuridicamente tutelabili; processi, formule e informazioni relativi ad esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili).
L’agevolazione si applica sia alle plusvalenze realizzate nell’ambito di cessioni di beni immateriali a parti correlate (nazionali o estere), sia a quelle realizzate a seguito di cessione di beni immateriali a terze parti indipendenti.
L’agevolazione è subordinata alla circostanza che almeno il 90 per cento del corrispettivo derivante dalla cessione di tali beni sia reinvestito, prima della chiusura del secondo periodo di imposta successivo a quello nel quale si è verificata la cessione, nella manutenzione o nello sviluppo di altri beni immateriali della stessa natura. Tale requisito – espresso dall’articolo 1, comma 40, della legge n. 190/2014 – è stato meglio specificato dal Dm 30 luglio 2015, il cui articolo 10 prescrive che non solo il reinvestimento debba essere effettuato in attività di ricerca e sviluppo finalizzate allo sviluppo, mantenimento e accrescimento di altri beni immateriali della stessa tipologia, ma altresì che dette attività siano effettuate: direttamente dai soggetti beneficiari mediante contratti di ricerca da università o enti di ricerca e organismi equiparati; mediante contratti di ricerca da società, anche start up innovative, diverse da quelle che direttamente o indirettamente controllano l’impresa, ne sono controllate o sono controllate dalla stessa società che controlla l’impresa; mediante contratti di ricerca da società, anche startup innovative, che direttamente o indirettamente controllano l’impresa, ne sono controllate o sono controllate dalla stessa società che controlla l’impresa.
da Marco Vergani | Feb 27, 2019 | VAT registration in Italy
With the answer to question n. 67 published yesterday, the Italian Revenue Agency has provided some clarifications on electronic invoicing for foreign companies.
The question was presented by a company not established in Italy but here identified for VAT purposes.
With regard to the communication of cross-border transactions, the Italian Agency recalls that the obligation is borne only by taxpayers resident or established in the Italian territory: the company here identified must not therefore communicate the transactions to and from abroad while, on the contrary, the active operations carried out towards the identified company must be communicated.
As regards the issue of electronic invoices the Agency confirm what was previously indicated in a FAQ, namely that italian companies are required, alternatively, to transmit e-bills via Sdi or to carry out the “esterometero” communication.
In the case of an electronic invoice issue, the Italian VAT number of the identified company must be reported, using a conventional code with seven zeros for transmission and ensuring the possibility of obtaining a paper copy of the invoice if requested.
da Marco Vergani | Feb 21, 2019 | Fiscalità
With the reply to question 57, the Italian Revenue Agency has returned to the taxation of dividends paid to foreign controlling entities. In particular the Agency analyzed the distribution of intragroup dividends in the event that the recipient is a company belonging to the Swiss Confederation.
The document of practice recalls that, pursuant to the agreement signed between the European Union and Switzerland on 26 October 2004, a specific exemption has been provided for the application of the 27% withholding tax based on Article 27, paragraph 3 of the DPR 600 / 73. Indeed, pursuant to Article 15 (1) of the Agreement, which entered into force on 1 July 2005, the dividends paid by the subsidiaries to the parent companies are not subject to taxation in the State of origin, when several are satisfied:
– the parent company directly holds at least 25% of the capital of the daughter company for a minimum of two years;
– one of the two companies has tax residence in one Member State and the other has a tax residence in Switzerland;
– neither company has tax residence in a third State on the basis of an agreement on double taxation with that third State;
– both companies are subject to direct tax on company profits without benefiting from exemptions and both take the form of a capital company.
Lastly, it is important to underline that, according to the resolution of the Revenue Agency n. 93/E/2007, the companies belonging to the Swiss Confederation, in order to benefit from the particular mother-daughter regime, can not enjoy or apply provision of law, nor as a result of administrative measures, of special facilitating schemes, which result in exemption from one of the three levels of direct taxation (federal, cantonal and municipal).
In the case examined, Beta SA had formally waived, since the 2017 tax period, the regime of “holding companies resident in Switzerland”, which provides for exemption from cantonal and municipal taxes. In addition, dividends were intended to be distributed by Alfa to the Beta SA company only in 2019, thus causing them to be subject to the ordinary tax regime in force in the Swiss Confederation.
On this point, it should be noted that the so-called “reduction for equity investments” (a sort of participation exemption regime) cannot in any way be considered a favorable tax regime.
In light of the above, the Revenue Agency has given a favorable opinion regarding the exemption from the application of the 27% withholding tax, considering the behavior of the company in line with the dictates of the agreement between the European Union and Switzerland.
da Marco Vergani | Feb 11, 2019 | Art and taxation
The most well-known free ports are in Geneva, Luxembourg, Singapore, Beijing, Monaco and Delaware and these jurisdictions consider them as advantages in their offshore financial centers. However, – according to the report “Money laundering and tax evasion risks in free ports” – free ports make up only a small part of the high-end storage market. Because the number of customs warehouses is much larger offering the same security, indirect tax benefits and privacy, even if with different administrative procedures as often managed by private companies. In most free ports or customs warehouses (Luxembourg is an exception) almost anyone can introduce goods without revealing the last beneficial owner (Ubo, ultimate beneficial owner), ensuring confidentiality by tax authorities or creditors. Then in most cases the recorded value of goods depends only on self-declaration, which leaves ample margins of over- or under-valuation. The demand for these services is fueled by the new association between finance and art, considered an attractive commodity in times of crisis – masterpieces increase their value over time (especially if for ten years closed in a storage) – it is in a bull phase market, fueled by the expansion of private collections, new museums and new billionaires from China, the Middle East and Russia. But the fifth anti-money laundering directive (Amld5 Fifth Anti-Money Laundering Directive) raises the bar: from 10 January 2020 it will explicitly ask the operators of free ports and art market actors, who will become “non-financial obliged entities”, to comply with the same obligations of adequate verification of the clients of real estate agents or notaries. The guardians of the Anti-money laundering (AML) will act as they will have to report suspicious transactions to the Financial Intelligence Units. The analysis of the EPRS also raises a problem on the application to customs warehouses, where the identity remains unknown, of the fifth directive in harmony with the Union Customs Code (Ucc). Then the fifth EU directive on administrative cooperation (DAC5) provides that the tax authorities have access to the Ubo information and other information collected by entities obliged under the framework of the AMLD, starting from 1 January 2018. As free port operators will become obligatory entities by 10 January 2020 under Amld5, the DAC5 will become relevant only then. Only in Luxembourg the Direct Tax Office already has “access on request” to Ubo data held by licensed free port operators such as Le Freeport Luxembourg. But the art market will still have filters: in fact, “fishing” in data held by non-financial entities is not allowed; the tax authorities will have to know who and what they are looking for before to request access to Ubo information, otherwise the Ubo registers with non-financial obliged entities will remain “unknown. And one wonders if the Aml directive will have effects on the art market? The EU risks losing its appeal, leaving the way open to the free port of Geneva, located near the airport, with two deposit schemes for customers: free port or Swiss. The solution is around the corner.
da Marco Vergani | Feb 11, 2019 | E-commerce
In caso di emissione della fattura (immediata o differita), preceduta dallo scontrino (“parlante”, in caso di fattura differita), dalla ricevuta o dal “documento commerciale”, i dati di questi tre documenti vanno riportati nella fattura e va prestata attenzione a non duplicare né il versamento dell’Iva, né la tassazione del ricavo. L’ammontare dei corrispettivi certificati (da ricevuta/scontrino fiscale o dal “documento commerciale” emesso in caso di invio telematico dei corrispettivi) e oggetto di fatturazione, quindi, dev’essere scorporato dal totale giornaliero dei corrispettivi (risposta delle Entrate alla Faq n. 45 del 21 dicembre 2018 e circolare 249/1996).
Con l’avvento della fattura elettronica inviata allo Sdi, infatti, non è consigliabile registrare il totale dei corrispettivi (comprensivo degli importi fatturati) e non registrare le fatture elettroniche, ma è preferibile contabilizzare tutte le fatture nel registro Iva delle vendite, togliendo i relativi importi da quanto “certificato”.
La duplicazione dei ricavi può essere evitata, ad esempio, istituendo nel registro dei corrispettivi quattro colonne: una per gli scontrini, le ricevute e i “documenti commerciali”; una per le fatture emesse per le quali è già stato rilasciato uno dei precedenti tre documenti (scontrino, ricevuta o “documento commerciale”); una per le fatture emesse senza la preventiva “certificazione dei corrispettivi” (con rilascio di una quietanza, della ricevuta del Pos, eccetera) e una relativa al totale dei tre precedenti ammontari (anche in base alla circolare 3 del 15 gennaio 1973, protocollo n. 525373/73).
Le fatture dovranno essere registrate tutte nel registro Iva delle vendite, mentre i corrispettivi giornalieri totale (ultima colonna) dovranno essere registrati, al netto dei ricavi delle fatture emesse (circolari 249/1996 e 97/1997, oltre che risposta delle Entrate del 16 gennaio 2019, n. 7).
In caso di emissione dello scontrino, della ricevuta o del documento commerciale, va indicato nel campo «Tipodato» dell’elemento «AltriDatiGestionali» la stringa «Numero scontrino, numero ricevuta o numero doc. commerciale», nel campo «RiferimentoTesto» l’identificativo alfanumerico dello scontrino, della ricevuta o del documento commerciale, nel campo «RiferimentoNumero» il numero progressivo dello scontrino, della ricevuta o del documento commerciale e nel campo «RiferimentoData» la data dello scontrino (risposta delle Entrate alla Faq n. 45 del 21 dicembre 2018).