In questi giorni parecchi negozianti stanno ricevendo un avviso da Amazon secondo cui potrebbe essere necessaria l’apertura di una posizione Iva nel Regno Unito per non vedersi bloccato l’account.

Tale circostanza è frutto di una recente modifica normativa entrata in vigore nel Regno Unito in base alla quale i portali e-commerce (tra cui Amazon) sarebbero solidalmente responsabili nei confronti del fisco inglese per l’eventuale Iva non versata dai loro utenti (negozianti) nelle casse dell’erario britannico.

Si tratta quindi di stabilire a quali condizioni un venditore straniero si trovi obbligato ad aprire una posizione Iva. La materia è tuttora regolata dalla Direttiva Comunitaria e non è stata oggetto di interventi da parte della recente Legge di Bilancio inglese.

Attualmente dunque un’azienda italiana che vende su Amazon deve obbligatoriamente aprire una posizione Iva nel Regno Unito solo se:

– possiede un punto di stoccaggio della merce nel territorio del Regno Unito (inclusi i magazzini del servizio di Amazon storage) oppure

– vende a clienti privati residenti nel territorio inglese e, contemporaneamente

– registra un ammontare di vendite, verso clienti privati residenti nel territorio inglese, per un ammontare superiore alla soglia di £ 70.000,00

 E’ dunque evidente che l’obbligo di registrazione scatta al superamento della soglia di vendite sopra richiamata nei confronti di clienti privati residenti nel paese straniero oppure nel caso in cui la merce oggetto di vendita venga stoccata in magazzini presenti nello stesso stato (ad esempio quelli forniti da Amazon). In questa seconda ipotesi infatti la merce, trovandosi già nel territorio inglese, non subisce alcun transito intracomunitario e la sua cessione va dunque assoggettata ad Iva in quel paese.

Nel caso di stoccaggio della merce in UK diventa dunque necessario aprire una posizione IVA (VAT number) nel Regno Unito indipendentemente dal superamento della soglia di £ 70.000,00.