Fra le possibili combinazioni di operazioni e-commerce transfrontaliere analizziamo il seguente caso:
Operatore e-commerce nazionale (ITA) che acquista merce da una fornitore extracomunitario (diciamo cinese) e vende on line a clienti residenti in un altro stato UE (ad esempio Germania) facendo consegnare la merce direttamente dal fornitore cinese.
I soggetti coinvolti sono dunque:
– il fornitore cinese (CHI)
– l’operatore italiano (ITA)
– il cliente tedesco (GER) che può a sua volta essere un’impresa (B2B) oppure un consumatore finale (B2C)
In linea di massima le regole sono valide anche sostituendo la Cina con un altro paese al di fuori dall’Unione Europea ovvero sostituendo Italia e Germania con altri due paesi entrambi appartenenti all’Unione Europea.
Ricordo che stiamo sempre parlando di operazioni di commercio elettronico indiretto, dove la transazione si chiude on line, ma riguarda la vendita di beni “fisici”, non digitali.
Tornando al caso in questione supponiamo inizialmente, per semplicità, che lo sdoganamento della merce importata dalla Cina avvenga in Italia. In tale ipotesi ITA può avvalersi della facoltà di pagare unicamente i dazi doganali senza applicazione dell’Iva se i beni proseguono per altri Stati UE (art. 67. co. 1, lett. b) DPR 633/72), questo a condizione che GER abbia una partita Iva in Italia o nomini un rappresentante fiscale (vd la circolare 120/D del 17.4.1993).
Con la partita Iva italiana GER emetterà una fattura intracomunitaria a carico della partita iva tedesca per il trasferimento dei beni e provvederà a registrare e ad integrare questa fattura, assolvendo l’iva nel suo paese.
Dal canto suo ITA riceverà la fattura da CHI senza doverla integrare nè assolvere l’Iva in quanto trattasi di operazione extracomunitaria. La successiva fattura emessa nei confronti di GER sarà emessa senza Iva in quanto trattasi di operazione extraterritoriale ai sensi dell’art. 7-bis DPR 633/72.
(se lo sdoganamento avvenisse in Germania, iva e dazi doganali sarebbero interamente a carico di GER).
Nell’ipotesi in cui invece il cliente finale tedesco GER fosse un privato consumatore anzichè un soggetto munito di partita IVA vi sarebbero due importanti differenze:
1) nel caso di sdogaanemento in Italia ITA non potrebbe avvalersi della facoltà di non pagare l’IVA anche se i beni proseguono per un altro stato UE
2) ITA deve applicare l’iva italiana o, al ricorrere delle condizioni previste dall’art. 34 della Direttiva 2006/112/CE, l’iva dello stato membro di destinazione.
Nella sotto-ipotesi infine in cui lo sdoganamento avvenisse in Germania, GER privato consumatore dovrebbe farsi carico di iva e dazi doganali all’importazione ma ITA potrebbe fatturare senza applicazione dell’iva in quanto la merce si trova già in Germania.
Buonasera,
innanzitutto complimenti per suo il lavoro di informazione svolto in ottimo modo.
Voglio aprire un e-commerce con sede offshore che svolge attività di dropshipping. Io acquisto dalla Cina, e faccio da tramite vendendo in Europa ma non in Italia.
La domanda che mi sto ponendo ma a cui non trovo risposta è : è possibile evitare di aprire Partita IVA Italiana, iscriversi alla camera di commercio, e cose varie, non vendendo in alcun modo in Italia? (Risiedo qui in Italia, ma nessuna merce toccherà mai il suolo italiano). Se si, come?
In questo caso come si può evitare il più possibile la burocrazia italiana, riferendosi alla sola burocrazia del Paese Offshore? Il tutto agendo nella totale legalità.
La ringrazio anticipatamente.
Buongiorno,
se resta fiscalmente residente in Italia dovrà comunque dichiarare qui tutti i suoi redditi anche se conseguiti all’estero.
Tanto vale dunque fare le cose per bene e aprire la posizione nel nostro paese.
Saluti
Marco Vergani
Buongiorno,
Complimenti per questo esempio di triangolazione spiegato a dovere. Io sto lavorando proprio su questo tipo di commercio. Nel mio caso la destinazione finale della merce è la Gran Bretagna, se lo sdoganamento avviene lì, mi può essere richiesto di identificarmi tramite rappresentanza fiscale? Grazie in anticipo.
Davide
No se la merce si trova già in Gran Bretagna. Diversamente occorre identificarsi al superamento della soglia individuata da quel paese per le vendite ai privati.
salve dovrei aprire una società in Romania di vendita al dettaglio e dovrei anche far uso del metodo sopra indicato.
Vorrei pero’ chiarirmi del tutto le idee prima di fare qualche investimento;
in quanto in pochi riescono a darmi risposte certe al riguardo;
Le mie perplessitò riguardano principalmente l’assolvimento degli obblighi iva.
La mia circostanza sarà la seguente:
Io società romena che vende ad altri paesi della CE ed extra CE (escludendo la vendita in romania) .
secondo quanto letto io dovrei ricevere ed emettere fatture senza iva essendo triangolazioni ed mancando il requisito delle territorialità ( le merce verrà spedita direttamente da paese extre UE e non verra’ sdoganata nel paese di destinazione).
si tratterebbe di prodotti che non vengono spediti con corrieri espresso ma con posta di stato economica ma comunque tracciabile.
Il commercialista che ho consultato afferma che per esser in regola con gli obblighi iva dovrei procurarmi la bolla doganale di ogni transazione per dimostrare che l’iva su quei prodotti sia state effettivamente corrisposta. è un’affermazione corretta?
potrebbe un controllo di un paese chiedere chiarimenti su imposizioni di altri stati?
ed in piu’ come potrei io dimostrare o procurarmi questa bolla doganale per ogni singolo stato , e come dovrei comportarmi per quei pacchi che passano senza imposizioni in quanto considerati sotto franchigia?
Spero possa chiarirmi quanto richiesto ,
grazie,
Claudio.
Buongiorno, una domanda, sono cittadino svizzero e abito in Svizzera dove con la mia società (di diritto svizzero) e operativa sul territorio nazionale gestisco un ecommerce e vendo beni su un marketplace locale merce acquistata in Italia.
Ora vorrei iniziare a vendere tramite Amazon anche a clienti comunitari.
Quindi il quadro sarebbe il seguente: società CHE con merce detenuta presso logistica Amazon (EU IT) e vendite a clienti EU (IT, FR, DE Etc.)
Inoltre il mio fornitore offre anche la possibilità di vendere in drop shipping quindi potrei avere la variante b: società CHE vende in drop shipping quindi fattura al cliente EU, il fornitore invia la merce F.EU e mi fattura il costo della merce.
La cosa è fattibile ? Necessito di una partita iva comunitaria e di un eventuale rappresentante fiscale?
Buongiorno,premesso che avendo la società sede in Svizzera le leggi fiscali applicabili sono quelle elvetiche dal punto di vista Iva non è attualmente necessario registrare una partita Iva comunitaria per vendere a clienti Ue (ma lo sarà a breve). Lo stesso vale per l’ipotesi di dropshipping. Saluti
Salve,
se il fornitore è olandese il venditore italiano e il cliente un privato spagnolo va applicata l’iva?
Buongiorno , ho un ecommerce italiano e vorrei capire come si può affrontare la seguente triangolazione
1 Operatore Italiano
2 Fornitore De
3 Cliente finale b2c FR
Quindi 1 acquista dal suo fornitore 2 , 2 spedisce direttamente a 3 per conto di 1
Grazie
Buongiorno Giordano,
occorre gestire una posizione Iva nello Stato estero (Germania) e poi gestire le vendite B2C tramite OSS.
Saluti
MV